venerdì 25 settembre 2009


PROGETTO "CIVIS"

L'importanza di questo progetto per la nostra città, l'attenzione che già da tempo ITALIA NOSTRA DI BOLOGNA vi dedica e l'accumularsi di materiali su questo argomento ci hanno indotto a dedicargli una sezione a parte sul nostro sito.

IL TRAFFICO CHE UCCIDE I CENTRI STORICI (da I.N. sito nazionale)

07-10-2010

                        Il traffico che uccide i centri storici

La telenovela che da alcuni anni si trascina a Bologna sul Civis, l’invasivo filobus (oltre 18 metri), destinato ad attraversare il centro storico e la viabilità di impianto medioevale, può assurgere a simbolo di alcuni dei problemi che contribuiscono al degrado delle nostre città.

A partire da una mobilità che pare insofferente rispetto ad ogni regolazione, in gran parte privata ed altamente inquinante e quindi nociva per gli abitanti oltre che per i monumenti.

Questo strangolamento rappresenta uno degli ostacoli principali alle attività non solo di fruizione, ma anche di conservazione dei monumenti ridotti spesso, come le due torri felsinee o lo stesso Colosseo, al triste ruolo di spartitraffico.

Eppure, come ormai troppo spesso accade anche su altri versanti, gli organi deputati alla tutela del patrimonio culturale si rifugiano in operazioni di “mitigazione” superficiali e quasi sempre inadeguate a rimuovere le cause di danni sempre più profondi ed evidenti: dei giorni scorsi è la sconsolata (e contraddittoria) dichiarazione del Direttore regionale ai beni culturali dell’Emilia Romagna che pur ammettendo l’inopportunità del Civis, ne ha ribadito, l’inevitabilità dal punto di vista ammnistrativo.

A Bologna, come altrove, come sempre, Italia Nostra ripropone un sistema di pedonalizzazione progressiva dei centri storici che liberi il cuore delle nostre città e le restituisca ad un livello di qualità della vita adeguato alla loro importanza culturale.

Maria Pia Guermandi

(Ripreso dal sito nazionale di Italia Nostra: cliccare qui per visitarlo)
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NO AL CIVIS NEL CENTRO STORICO

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NO AL CIVIS NEL CENTRO STORICO SENZA SE E SENZA MA


____Di fronte alle notizie di un “compromesso” raggiunto su parte del percorso del CIVIS, ITALIA NOSTRA ribadisce la sua più ferma opposizione al passaggio di tale mezzo nel centro storico. Il CIVIS, pur privato di banchine e guida ottica (assolutamente proibita, secondo il codice della strada, con il traffico promiscuo), continua ad essere, come ampiamente documentato anche da ITALIA NOSTRA, dannoso per l’edilizia monumentale e le strade storiche senza procurare alcun miglioramento al drammatico problema della viabilità cittadina.
____A dimostrazione di quanto affermato, può essere citata la situazione di via Marconi, che nella sua recentissima sistemazione infrastrutturale pro CIVIS denuncia preoccupanti criticità in termini di usabilità e sicurezza per i cittadini, oltre ad un saldo negativo in termini di mobilità dovuto alla proibizione di fermata per i taxi.
____Le modifiche ottenute dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali per quanto riguarda il passaggio del CIVIS in Strada Maggiore non garantiscono la tutela integrale dell’apparato monumentale della via nel suo complesso, così come ITALIA NOSTRA ha denunciato da tempo.
____Dalle note apparse sulla stampa, pare infine che siano ancora in discussione le modalità del percorso San Felice – Rizzoli – Ugo Bassi: ancora una volta, invece di presentare un disegno globale che interessi organicamente la viabilità nel centro storico, si continuano a prospettare soluzioni frammentarie e incongrue.
____Occorre avere il coraggio che, ad esempio, ha avuto proprio in questi giorni il Sindaco di Firenze che con una semplice delibera ha eliminato il tratto centrale della filo tranvia, scongiurandone il passaggio accanto ai principali monumenti storici cittadini.
____Come a Firenze, l’opposizione al CIVIS è in città ampia e trasversale e ITALIA NOSTRA, anche in questo caso, si fa portavoce di esigenze molto diffuse.
____ITALIA NOSTRA propone quindi lo spostamento del percorso del CIVIS (ad esempio lungo l’asse Palagi-Irnerio-Marconi) come primo serio passo verso una revisione del piano della mobilità bolognese: occorre alleggerire il traffico nel centro storico, a cominciare da quell’area di massima criticità costituita dalle due Torri, ridotte a miserevole spartitraffico, mentre devono tornare ad essere il simbolo di quella “Bologna attraente” che la nuova amministrazione si pone come obiettivo.

ITALIA NOSTRA – Sezione di Bologna
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IL CIVIS E LA TUTELA DELLE ANTICHE STRADE

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OGGETTO: Bologna. Il Civis e la tutela delle antiche strade.
Inostrabo.blogspot.com – Aggiornato al 30/07/2009.


Premessa. La Sezione bolognese di Italia Nostra - sotto la guida del Presidente pro-tempore, prof. Paolo Pupillo e dal marzo 2009 prof. Daniele Benati - fin dall’autunno 2007 ha partecipato al dibattito sul tram su gomma “CIVIS”, insieme ad altre associazioni e ai più qualificati esponenti della cultura bolognese, nell’ambito del principale fine istituzionale dell’Associazione ossia la tutela del patrimonio storico artistico (art.1 dello Statuto approvato con D.M.19/10/1999 del Ministro per i beni e le attività culturali).
Italia Nostra ha inoltre manifestato ripetutamente la propria posizione – sia alla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici, sia al Ministero per i beni culturali, sia a mezzo stampa -, posizione assolutamente contraria al passaggio del nuovo mezzo nelle strade più strette e pregevoli del centro storico: San Felice, Strada Maggiore, San Vitale, le prime due formanti il tracciato dell’antica via Emilia insieme con la via Rizzoli; quest’ultima, ampliata negli anni ’20 del ‘900, verso est è “sbarrata” dalle Due Torri e dagli imbocchi delle cinque strade radiali (sei metri scarsi di larghezza) che partono a ventaglio dalle Torri, formando una straordinaria realizzazione urbanistica di impianto medioevale, che solo in quanto tale andrebbe rispettata e salvaguardata.
Le ragioni dell’Associazione si riassumono qui di seguito.

Sotto il profilo estetico. Il Civis determinerebbe una gravissima alterazione dell’aspetto delle antiche strade, non solo per la presenza delle “strutture fisse” – i ganci e i pali metallici della linea aerea, la larga striscia centrale (mt 3,50) di asfalto colorato (mt 3,50), le banchine - ma anche per l’ingombro visivo permanente determinato dal frequentissimo passaggio del mezzo (meno di due minuti nelle ore di punta), con sostanziale negazione della via storica come unità architettonica tridimensionale, formata dal piano stradale di granito e dalle sequenze ininterrotte di edifici monumentali, le cui facciate risulterebbero notevolmente impoverite dalla presenza di un piano stradale così manomesso. Tutto ciò in pieno contrasto con il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. n. 42/2004), che all’art. 10 tutela esplicitamente le strade storiche.
Né varrebbero a mitigare il danno le due fasce laterali in lastre di granito larghe poco più di un metro che comunque resterebbero costantemente coperte dalle file di auto e motorini in sosta; in altre parole, la striscia asfaltata centrale ridurrebbe le strade più belle e antiche di Bologna a corsia preferenziale di scorrimento per un mezzo snaturante, ancora più grande e pesante di quelli attuali.

Sotto il profilo della tutela, non sono da sottovalutare i rischi di sensibili danni agli edifici monumentali, tra cui le stesse Due Torri (XI-XII sec.), il portico di Santa Maria dei Servi (XIV-XV sec.) dalle sottili colonne (alcune già danneggiate e rinforzate da fasce di acciaio negli ultimi anni), il Torresotto di San Vitale e la facciata in arenaria del palazzo Orsi (XVI sec.), per effetto delle vibrazioni e del peso del nuovo mezzo, come ripetutamente. denunciato da esperti e studiosi; vibrazioni che secondo generiche affermazioni dell’Amministrazione comunale e dell’ATC (Trasporti Pubblici Bologna) sarebbero “assorbite” dalla spessa corsia centrale di asfalto. Né si è mai parlato della faglia e del ben noto fenomeno della subsidenza nell’adiacente via Zamboni, che ha richiesto da tempo costosi interventi su grandi complessi monumentali, quali la chiesa di San Giacomo Maggiore e il palazzo Malvasia.

Sotto il profilo funzionale. Far transitare un mezzo impattante come il Civis in strade medioevali larghe pochi metri, oltre ad essere devastante per le architetture è controproducente anche sul piano funzionale. Infatti, mezzi molto simili al Civis sono stati sperimentati altrove, in Italia e in Europa – comunque su rettilinei ben più larghi! – causando vari inconvenienti, che in qualche caso hanno portato alla loro eliminazione. A Bologna non è difficile immaginare che cosa succederebbe in vie come Strada Maggiore e San Vitale (già ora intasate di traffico) a causa del complesso funzionamento del sistema a guida ottica e della congestione del traffico determinata dalla corsia preferenziale, con le auto in sosta sui lati della strada ed i mezzi per carico e scarico dei negozi.
Con il Civis, che sostituirebbe due sole linee di autobus a gasolio (nn. 27 e 19), si otterrebbe una riduzione di 7 – 8 minuti del percorso tra il centro di Bologna e il vicino comune di San Lazzaro di Savena, con enorme sproporzione tra i costi e i benefici, se si considerano l’alto costo del nuovo impianto, i danni alle vie storiche, i disagi per le persone e, non ultimo, il fatto che gli attuali autobus viaggiano oggi tutt’altro che pieni.

Ma l’obiezione sostanziale è un’altra. Che il Civis determini una riduzione del 20% del traffico automobilistico privato, come sostenuto dal Comune, è assai discutibile. Secondo gli studi più avanzati e le soluzioni adottate altrove in Europa, la pressione delle auto sui centri storici si attenua solo se si creano strutture che consentano un facile avvicinamento all’area centrale e la sosta obbligatoria delle auto in adeguati parcheggi (vedi ad esempio il caso di Perugia). A Bologna, per la sua posizione strategica nei collegamenti est-ovest e nord-sud, il traffico urbano ed extra urbano ha ormai assunto tali proporzioni (secondo dati dello stesso Comune) da vanificare qualsiasi intervento parziale o localizzato che non prenda in considerazione il problema della mobilità nel suo complesso, agendo sull’intero sistema territoriale.

Perché e come si è giunti a questo. In primo luogo, per non perdere il cospicuo finanziamento (€ 182.000,00) assegnato alla precedente Amministrazione comunale (1999-2004) dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e per non pagare la penale prevista per modifiche del contratto e dell’appalto. In realtà, il progetto del tram su gomma è stato già modificato in precedenza e il finanziamento è legato principalmente alla tecnologia del mezzo e all’acquisto delle vetture e non necessariamente all’intangibilità del percorso, come è emerso anche dall’incontro del settembre 2008 tra il Ministero dei Trasporti ed alcuni rappresentanti politici dell’opposizione, con la partecipazione dell’ urbanista Pierluigi Cervellati.
L’altro fattore determinante è stato il ruolo preponderante dell’ATC, committente del progetto Civis e stazione appaltante dei lavori, che da molti anni, per risparmiare sui costi del personale viaggiante (autisti) ha privilegiato la scelta di grandi autobus e filobus doppi a lunga percorrenza, circolanti indifferentemente dentro e fuori il centro storico. Ciò tra l’altro dalla metà degli anni ’80 ha provocato in molte strade lo stravolgimento della bellissima pavimentazione di granito dei primi decenni del ‘900, progressivamente smontata e malamente rimessa in opera su alti solettoni di calcestruzzo cambiando l’originaria disposizione delle lastre di pietra, o più sbrigativamente ricoperta di asfalto (via Ugo Bassi, Sant’Isaia, San Vitale), nell’intento (illusorio) di ovviare ai guasti prodotti dai pesantissimi mezzi snodati.

Considerazioni finali e proposte. Si deve infine sottolineare che un progetto come quello del Civis, e più in generale della mobilità urbana, è anzitutto un problema urbanistico, e come tale rientra a pieno titolo nelle attribuzioni del Comune, che è il soggetto pubblico abilitato per affrontarlo con scelte politiche di alto profilo, ponendo al primo posto la salvaguardia di un centro storico che è tra i più belli d’Italia. Perché se è vero che ora già vi circolano gli autobus, con il Civis e le sue strutture fisse si renderebbe definitiva e irreversibile la circolazione di mezzi lunghi e ingombranti nelle vie medioevali larghe pochi metri; mentre oggi è ancora possibile un cambio di rotta, una soluzione diversa e migliore in linea con le più avanzate esperienze urbanistiche italiane ed europee, che preveda in particolare, come anticipato fin dal 2007 da Italia Nostra, l’attraversamento del centro da parte dei grandi mezzi pubblici utilizzando solo il sistema degli ampi rettilinei otto-novecenteschi, ossia l’asse via Irnerio - dei Mille - Don Minzoni (est-ovest) e le due vie Indipendenza e Marconi (nord-sud), anch’esse ben più larghe di Strada Maggiore.

Dal dibattito, svoltosi inizialmente tra l’Assessorato ai Trasporti e una ristretta cerchia di esperti, urbanisti, ex Soprintendenti e allargatosi nel corso del 2008 ad un ambito ben più vasto a livello di pubblica opinione, è emerso che anche spostare il Civis dalle strade storiche non basta. Occorre infatti superare l’attuale obsoleto schema radiocentrico del trasporto pubblico, che ha concentrato negli ultimi decenni un crescente volume di traffico all’ interno della cerchia delle antiche mura e in particolare sul percorso della via Emilia il cui impianto risale al II secolo avanti Cristo, e mettere a punto un nuovo e più moderno modello di mobilità pubblica e privata, che si ponga come obiettivo centrale quello di liberare finalmente il cuore della città antica dalla morsa dei pesanti mezzi snodati (e in via prioritaria, la chiusura al traffico dell’area sotto le Due Torri).
Tale modello prevede la circolazione dei grandi mezzi sui viali di circonvallazione e nei rettilinei di cui sopra e l’adozione di mezzi piccoli e non inquinanti all’interno del centro storico, con un sistema di parcheggi suddivisi in varie fasce per filtrare e bloccare il traffico privato. Modello che ha molti punti di assonanza con la proposta espressa dall’ASCOM (Associazione Commercianti di Bologna) nel luglio 2008, ferma restando ovviamente la necessità di rigorosi controlli per quanto riguarda i parcheggi, interrati e non, all’interno del centro storico.

L’azione di Italia Nostra ed i rapporti con le istituzioni. L’operato della Sezione bolognese di Italia Nostra, che al problema Civis negli ultimi due anni ha dedicato buona parte dell’attività del Consiglio direttivo in stretto contatto con il Presidente nazionale dott. Giovanni Losavio, si è concretata soprattutto mediante rapporti e incontri con i rappresentanti delle istituzioni competenti (l’Assessore Zamboni nel marzo 2008 e poco dopo i Direttori regionali per i beni culturali e paesaggistici d.ssa Maddalena Ragni e ing. Luciano Marchetti), l’acquisizione della documentazione progettuale relativa al Civis, la redazione di varie note e relazioni indirizzate alle Soprintendenze e al Ministero, i contatti con altre associazioni.
Un risultato importante è stata la conferenza stampa tenuta il 10/10/2008 presso il Dipartimento di Biologia dell’Università, che ha riscosso notevole successo, con la partecipazione del Presidente nazionale e di autorevoli personalità politiche e culturali quali l’ex Sindaco Guido Fanti, il prof. Cervellati, i Presidenti dei Quartieri interessati, il direttore dell’ASCOM, i rappresentanti dei comitati anti-Civis, ecc.

Nel giugno 2008, al posto dell’ing. Marchetti trasferito a Roma, è stata posta a capo della Direzione regionale l’arch. Carla Di Francesco, tra i più preparati ed attivi Dirigenti generali del Ministero, che subito ha preso a cuore la questione Civis, evidenziata da Italia Nostra anche in vari incontri con il Presidente Pupillo. In luglio sono iniziati i lavori per il Civis in via Marconi (asfalto e banchine) durati vari mesi, con notevoli disagi per i residenti e i commercianti. In settembre, l’arch. Di Francesco in un’intervista si dichiara favorevole a una modifica del tracciato del Civis (in base anche a quanto emerso dall’incontro presso il Ministero dei Trasporti), e preannuncia l’intenzione di chiedere sul progetto esecutivo, che le verrà consegnato dal Comune, il parere del comitato tecnico-scientifico del Ministero per i beni culturali.
In ottobre, il Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi chiede sul tema una “relazione accurata” alla Di Francesco, che inoltre trasmette al Ministero il progetto esecutivo relativo a Strada Maggiore chiedendo il parere del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, massimo organo consultivo tecnico-scientifico del Ministero. Anche in questa delicata fase è intervenuta Italia Nostra che nel dicembre 2008, a sostegno dell’operato del Direttore regionale, ha inviato una lunga e argomentata nota al Ministro Bondi, già intervenuto a difesa del centro antico e del Battistero di Firenze in merito alla nota questione della tramvia, chiedendogli tra l’altro di intervenire anche per il Civis a Bologna.
Il 28/01/2009 i due comitati tecnico-scientifici per i beni architettonici e per i beni archeologici del Consiglio superiore esaminano il progetto per Strada Maggiore emettendo il loro parere. In esso si chiede “una riflessione generale sul Civis”, specie per “i tratti previsti nel centro storico”, rilevando tra l’altro “la perdita delle attuali pavimentazioni, la presenza di elementi incongrui sul piano stradale, mancanza di inquadramento architettonico e di comprensione degli spazi storici” e auspicando “un maggior coinvolgimento degli uffici periferici” (Soprintendenze). Seguono polemiche ed interviste sulla stampa quotidiana (Di Francesco e Zamboni).

Poco dopo, nel vivo della campagna per le elezioni amministrative, i vari candidati Sindaco prendono in vari modi le distanze dal progetto Civis. Nel programma elettorale del candidato Sindaco Flavio Delbono, poi eletto, al capitolo Infrastrutture e mobilità si legge: “…le infrastrutture in corso di realizzazione come il CIVIS non devono continuamente essere messe in discussione. Pur trattandosi di un’eredità pesante della Giunta Guazzaloca, è del tutto irresponsabile l’atteggiamento di chi chiede una moratoria per il CIVIS, anche solo tenendo conto delle penali e dei danni che l’amministrazione – ovvero tutti i cittadini – dovrebbe corrispondere alle imprese esecutrici titolari di un regolare contratto. L’opera non ci piace, ma sono stati spesi dei soldi pubblici che non possono essere sprecati: il buonsenso esige solo che il progetto originale possa essere eventualmente variato qualora il Ministero dei Beni Culturali lo richieda motivatamente e comunque agendo si agirà per ridurre i disagi e garantire la massima sicurezza delle condizioni di percorso del veicolo”.

A fine aprile 2009 viene preposta alla direzione della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio l’arch. Alessandra Marino. Ai primi di luglio la stampa cittadina dà notizia di un prossimo incontro tra il Direttore regionale Di Francesco e il nuovo Sindaco per un confronto sul Civis.
Il giorno 16/07/2009 il Soprintendente Marino incontra il Presidente di Italia Nostra (accompagnato da due consiglieri), dimostrandosi molto attento e sensibile ai principali problemi di restauro e tutela relativi al centro storico di Bologna, e in primo luogo il Civis.

IL PRESIDENTE
(Prof. Daniele Benati)

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